Festa Sant’Antonio

Ricordo che, anni fa, a Cassaro si tenevano importanti feste religiose dedicate a Sant’Antonio, San Sebastiano e San Giuseppe. Il nostro è uno dei comuni più piccoli della Provincia di Siracusa, ci sono tradizioni molto antiche che spero non vengano mai perse.

Tra le più sentite, sicuramente, c’era la festa dedicata a San Antonio Abate: unione di spiritualità e folklore. Il 17 gennaio ventuno colpi di cannone di buon mattino davano inizio alla solennità.

C’era gioia nell’aria, la gente si riuniva e andava insieme per ascoltare la prima messa alle sei del mattino e ammirare la bellissima scultura, svelata nella nicchia dell’abside della navata centrale. “Viva Sant’Antonio, Viva Sant’Antonio” invocavano i fedeli emozionati. Durante i festeggiamenti si tenevano più messe nell’arco della giornata, sempre molto partecipate, in onore del Santo protettore degli animali e del fuoco.

Seguiva la benedizione degli animali e, arrivata la sera, la statua votiva raffigurante il Santo, lasciava la chiesa e veniva esposta sul sagrato. Preghiere, canti, invocazioni e giochi pirotecnici accoglievano Sant’Antonio: tutto era un tripudio di felicità e colori.

Tra le ricorrenze più attese di questa suggestiva festività si ricorda quella della Ciaccariata: da un grande falò si accendevano fiaccole, realizzate con arbusti secchi, che i ragazzi correndo, stringono tra le mani, seguendo una piccola statua di San Antonio, portata in spalla da altri ragazzi.

Le ciaccare, secondo la leggenda, sono i diavoli, ovvero le tentazioni, che inseguono Sant’Antonio, così come narrato nella sua storia. Le vie del paese si animano: si sentono le voci dei ragazzi che portano la statuetta, si vedono le luci delle ciaccare che lo inseguono tra profumi di prodotti tipici, invocazioni e preghiere. La festa si chiude con l’ingresso trionfale di Sant’Antonio in chiesa.

Un altro momento significativo era quello del cialibru, l’asta di prodotti tipici locali, realizzati dal Comitato Festeggiamenti e dai fedeli, dedicata al Santo.

Da bambina io e i miei cugini aspettavamo questa festa, che aveva inizio con un triduo di preparazione e preghiera. Con le nostre famiglie, ogni giorno, ci recavamo nella chiesa di Sant’Antonio Abate, situata nella parte più alta della cittadina. Da piccoli la chiesa, con la sua splendida scalinata e il portale decorato, ci sembrava una meraviglia mai vista. Per tre giorni si pregava insieme, si ripetevano canti tramandati di generazione in generazione e si aspettava la festa, anche per indossare i vestitini eleganti.

Ogni tre anni, la festa si ripeteva in estate con la “nisciuta” del simulacro sul sagrato e la processione che si snodava fino a raggiungere la chiesa madre; e poi tornare. Sant’Antonio veniva accolto con il lancio di volantini e delle tipiche “nzaiareddi”, fascette di carta colorata.

Per me è un piacere raccontare queste tradizioni di Cassaro ai ragazzi perché sono sicura che, grazie a loro, alla loro curiosità e capacità di emozionarsi, possiamo costruire un futuro migliore, senza dimenticare la bellezza del passato.

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