Il Terremoto del 1693 e le feste dei santi di Palazzolo Acreide, tra tradizione storia e folclore.

L’11 gennaio 2020 alle ore 15 in punto, ci siamo incontrati presso la chiesa di san Michele di Palazzolo Acreide con il gruppo Agesci 13, proveniente da Siracusa e un gruppo di giovani della parrocchia.

L’11 gennaio 1693 alle ore 15 in punto, in tutto il Val di Noto si verificò un catastrofico terremoto che fece circa sessantamila morti e distrusse interi centri abitati. A Palazzolo perirono oltre 700 persone e furono distrutte case e chiese. A Siracusa si ebbero 4 mila morti.

Per non dimenticare, memorare terremoto et non peccabis, ogni anno presso la Matrice si celebra una messa dedicata e, dopo il Te Deum, l’assemblea ripete come da tradizione i due seguenti versi: «All’unnici innaru a ventin’ura / cu sutta petri e cu sutta cantuna …».

La narrazione, anche in ragione di questa coincidenza, ha catturato l’attenzione di tutti i ragazzi, con i quali si è poi parlato delle feste palazzolesi, alle quali gli stessi giovani lavorano tutto l’anno, anche a costo di grandi sacrifici.

Quattro parrocchie: quattro feste. E che feste! Tutte e quattro hanno un po’ lo stesso cliché e poi però ogni festa ha determinate peculiarità che la distingue dalle altre. Si devono preparare i nzareddi per la sciuta delle 13. Mesi e mesi per arrotolarli e sistemarli nei mortai.
Gli adulti stipulano i contratti con il fuochista, con le bande, per le luci, con il cantante, ecc.

La vigilia, giro di gala e svelata del Santo.

Il giorno della festa:
- raccolta delle cuddure votive e benedizione;
- ore13, uscita (sciuta) del Santo portato a spalla nuda; lancio degli nzareddi, processione, offerta dei bambini nudi al santo, viaggio scalzo delle donne penitenti.
- ore 20.30, processione serale del santo sul carro trionfale per tutto il centro abitato.
Al rientro, fuochi d’artificio.

L’ottava: per sette giorni celebrazioni liturgiche in chiesa e manifestazioni varie.
La sera processione del santo e velata.

Nello Blancato

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